Nel panorama dei diritti fondamentali riconosciuti a carattere internazionale trova le sue radici il diritto all’istruzione. In Italia, tale diritto è sancito a partire dalla Costituzione, la quale, in virtù del principio di uguaglianza sancito all’art.3, lo garantisce a tutti gli esseri umani, senza distinzione alcuna. Emerge in tal senso l’intento di estendere e garantire questo diritto fondamentale a tutti i soggetti, compresi coloro che presentano difficoltà fisiche e/o motorie. Inoltre, agli articoli 34 e 38 della carta Costituzionale è sancito il diritto all’istruzione e all’assistenza per tutti i cittadini, inclusi i cittadini affetti da disabilità. In Italia, il diritto all’istruzione dei disabili inoltre, trova la sua disciplina anche e soprattutto in alcune leggi specifiche, in particolare la legge 104/1992. Tale diritto di concretizza attraverso il concetto chiave di “inclusione scolastica”. A tal proposito è bene precisare che, questo diritto implica la garanzia di un percorso educativo personalizzato e di misure di sostegno adeguate, al fine di assicurare a tutti di studenti con disabilità la piena partecipazione alla vita scolastica ed il raggiungimento del loro massimo potenziale. La legge 104/1992 è dedicata interamente ai diritti dei disabili e relativamente al diritto all’istruzione degli stessi, gli garantisce il diritto all’educazione e all’istruzione nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le università, prevedendo obblighi a carico dello Stato al fine di predisporre misure di sostegno e supporto per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. L’inclusione scolastica è dunque il modello di riferimento per l’educazione dei disabili. Essa mira ad integrarli nelle classi comuni, evitando la loro alienazione e fornendo loro il supporto necessario per superare le difficoltà che comporta la loro disabilità. Ciascun alunno disabile ha diritto alla predisposizione di un PEI (Piano Educativo Individualizzato), un documento che definisce obiettivi, attività e risorse necessarie per il suo percorso educativo e formativo, garantendogli un’azione individualizzata e mirata, adeguata alle condizioni di salute dell’alunno disabile. A tal proposito, la Corte Costituzionale ha più volte ribadito la natura fondamentale del diritto all’istruzione dei disabili, sottolineando l’importanza di rendere effettivo questo diritto, evitando qualsivoglia compressione dello stesso, spesso causata dai vincoli di bilancio. Inoltre, un ruolo centrale è svolto dagli Enti Locali e dal Servizio Sanitario, i quali concorrono attraverso le loro competenze a garantire il diritto all’istruzione dei disabili, collaborando con le scuole e le famiglie. Nel 2025 sono state emesse diverse sentenze che ribadiscono e rafforzano l’importanza di questo diritto fondamentale, evidenziando fortemente il concetto di inclusione scolastica di persone con disabilità. In particolare il Tribunale di Napoli, con la sentenza n.2089/2025, ha affermato che: assegnare un numero di ore di sostegno inferiore a quanto indicato nel PEI e nel GLO (Gruppo di Lavoro Operativo), costituisce una vera e propria forma di discriminazione. Sulla stessa scia il TAR Campania (1229/2025) ha ribadito che: il diritto di ogni minore affetto da disabilità motoria e/o fisica ha diritto ad un docente di sostegno per tutto l’orario scolastico, anche in caso di carenza di organico. È pacifico che tali ultime sentenze in materia si pongono l’obiettivo di specifico di contrastare ogni forma di discriminazione che possa impedire l’inclusione scolastica. Esse infatti evidenziano la necessità di superare le barriere anche di natura economica, che spesso tendono ad impedire l’effettivo esercizio del diritto all’istruzione per tutti gli alunni con disabilità. Oggi infatti ci troviamo ancora ad affrontare una vera e propria battaglia, poiché il diritto all’istruzione dei disabili continua a rimanere al centro di numerosi dibattiti. Esso si conferma un tema centrale perché sono ancora frequenti episodi di discriminazione spesso causati anche e soprattutto da questioni economiche e dal riconoscimento, per così dire, di nuove forme di disabilità, quali i BES (Bisogni Educativi Speciali), la cui disciplina è stata introdotta dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012. Questa direttiva, di fatto, estende il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento a tutti gli studenti in difficoltà. Nello specifico, si tratta di un’area che comprende tutti gli alunni che presentano difficoltà, ostacoli o rallentamenti nei processi di apprendimento, i quali richiedono appunto interventi mirati e personalizzati, al fine di garantire loro il successo scolastico e formativo. Questa macro area comprende pertanto forme di disabilità fisiche, le più conosciute e da sempre in lotta per l’abbattimento di barriere architettoniche, nonché forme di disabilità mentali, i c.d. DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), che riguardano dislessia, disgrafia, discalculia e possono richiedere misure compensative o dispensative, come ad esempio l’uso di strumenti digitali o tempi aggiuntivi per le verifiche. La terminologia BES non indica infatti una diagnosi, è semplicemente una definizione pedagogica introdotta nel 2012, la quale essendo di derivazione più recente, necessita di adeguato riconoscimento e tutela, al pari delle disabilità motorie e/o mentali riconosciute in ambito medico e clinicamente diagnosticate. Orbene, alla luce di quanto detto, si comprende come la disabilità sia ancora una nota a tratti indecifrabile, che spesso viene a cozzare con gli interessi economici che tendono a limitare i diritti riconosciutigli. Pertanto è necessario far conoscere in larga scala le varie difficoltà e le possibili soluzioni, al fine di continuare a sensibilizzare ogni singolo cittadino e soprattutto, in ambito scolastico è necessario dare concreta attuazione a quanto sancito dalla normativa di rifermento (l. 104/1992), continuando ad apportare migliorie al fine di riuscire a garantire concretamente un’adeguata istruzione ed educazione agli studenti diversamente abili.